È previsto dalla Legge di Bilancio 2023 un bonus per i lavoratori che pur potendo andare in pensione con Quota 103, continuano a lavorare.
Si chiama bonus Maroni e consiste nel rinunciare ai contributi dell’ultimo periodo di lavoro per avere una busta paga maggiorata del 10%. L’Inps è favorevole, ma cosa ne pensano i possibili beneficiari del sussidio?
Dopo una vita al lavoro è finalmente arrivato il momento della pensione ma c’è una buona notizia per i lavoratori che decidono di ritardare ancora questo momento. Coloro che rinunciano alla Quota 103 infatti potranno avere uno stipendio leggermente più alto se rinunciano ai contributi.
Questo è quanto dice il decreto Maroni che fa parte della Legge id Bilancio 2023, decisione che ha incontrato il benestare dell’Inps. Si tratta del 10% in più in busta paga e l’Istituto ha sbloccato questo incentivo per i lavoratori sia pubblici che privati.
I beneficiari sono coloro che hanno maturato i requisiti per lasciare appunto il lavoro grazie alla Quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 di contributi. Chi continua a lavorare ma rinuncia all’accredito contributivo avrà la maggiorazione ma, in caso di esonero contributivo, la cifra accreditata in busta paga si riduce.
La misura riguarda 45mila lavoratori che già si sarebbero mostrati favorevoli a continuare il lavoro a tali condizioni, vediamo quindi di capire nel dettaglio come funziona l’incentivo.
È un 10% l’incentivo accreditato in busta paga dal bonus Maroni, utile a convincere i lavoratori a rimanere a lavoro. Per ottenere il bonus o scoprire se si è realmente beneficiari, ci si deve recare all’Inps e questa deve dare l’ok entro 30 giorni. Aderendo alla misura si resta a lavoro e ciò a cui si rinuncia viene accreditato a fine mese, tranne per chi ha esoneri come il taglio del cuneo fiscale, in questo caso la percentuale di importo accreditato è minore.
Fare domanda è semplice e le istruzioni sono state fornite dall’Inps in una circolare di giugno. L’istanza si può presentare online accedendo con Spid, Cie o Cns. Oppure ci si può rivolgere a un patronato.
Se la domanda viene accettata, il datore di lavoro non dovrà più versare i contributi per i lavoratori che decidono di non andare in pensione, sarà obbligato però a versare l’importo direttamente in busta paga. Invece la quota contributiva a suo carico rimane invariata.
Per chi decide di aderire al bonus Maroni ci sono dei tempi da attendere di circa un mese, però chi ha presentato domanda entro il 31 luglio scorso ha diritto a chiedere che la rinuncia produca effetto a decorrere dalla prima decorrenza utile di Quota 103.
Vista la crisi economica attuale e gli aumenti generali dei prezzi, si tratta di un buon incentivo che ha riscontrato un feedback positivo in chi ritiene di poter continuare a lavorare nonostante l’anzianità anagrafica.
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