I pescatori stanno guadagnando con la pesca e la vendita dei granchi blu ma arriva l’allarme: “Solo 5 su 100 sono buoni”.
Tuttavia, il costo dello smaltimento di questi esemplari è considerevole e si aggira intorno ai 100mila euro.
La pesca dei granchi blu
La specie del granchio blu sta invadendo le nostre coste con danni importanti all’ambiente marino ma anche al commercio di cozze e vongole. Questi due prodotti hanno portato per anni l’Italia nei primi posti nel settore del commercio ittico ma il granchi blu ne mangia a grandi quantità e fra l’altro non è sufficiente perché sono stati evidenziati comportamenti cannibali poiché il cibo non basta per tutti.
C’è da dire che il granchio blu è commestibile e i pescatori quindi hanno ripiegato su questa nuova risorsa per guadagnare e rimediare al danno causato, tuttavia arriva l’allarme di Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedeagripesca: “Oggi peschiamo 20mila granchi blu ogni giorno ma solo una piccola percentuale ha le caratteristiche richieste dal mercato per la vendita. Ad esempio la grandezza, importante per l’acquisto da parte delle pescherie e della Gdo. Il resto va smaltito ma i costi sono molto alti”.
Quanto guadagnano i pescatori
Oggi vendere il granchi blu porta un bel guadagno nelle tasche di chi lo pesca, circa 3.000 euro giornalieri, però smaltire quello che non piace al mercato costa molto di più, parliamo di 100mila euro.
Per questo i vari consorzi hanno stanziato dei contributi di 1 euro al chilo per i propri associati in modo che ci sia un ritorno economico. La specie aliena ha delle caratteristiche particolari: il maschio è più grande e più desiderato dal mercato mentre al femmina – più piccola e con le uova – solitamente viene smaltita. Alcune imprese hanno cercato di lanciarsi in questo nuovo business nato da una necessità concreta visto il dimezzarsi di ciò che fino alla comparsa del granchio blu era presente in grande quantità nelle coste italiane, cioè cozze e vongole.
Però c’è il rischio di non avere una quantità adeguata di prodotto con caratteristiche idonee né per il commercio italiano né per l’esportazione, dato che paradossalmente il granchio blu è richiesto molto nelle zone in cui invece è una specie autoctona (Stati Uniti).
Ancora, Tiozzo ricorda nel corso della sua intervista ad Adnkronos, che esportare il prodotto congelato necessita di container a basse temperature che richiedono un costo elevato per mantenere la qualità fino al punto di destinazione. Servirebbero 15 tonnellate al giorno di questo animale per un business che sia remunerativo. Il problema è che anche con 30 tonnellate di pescato, alla fine quelle adatte per il mercato sono solo 2 stando alle stime.
Quindi, tutto sommato, anche dedicarsi esclusivamente alla pesca della specie non è convenente e riassumendo, il granchi blu ha portato solo danni e nessun beneficio per il nostro settore ittico che invece era fra i più fiorenti.